Traffico di droga: un rapporto mette in guardia dal rischio che la violenza venga eretta a "controcultura" in una Francia in cui l'offerta di droga è ormai "senza una zona morta".

"Uno tsunami bianco". Nella prefazione al rapporto 2025 intitolato "Stato della minaccia legata al traffico di droga", redatto dall'Ufficio antidroga (Ofast), documento a diffusione limitata pubblicato a fine luglio e che Le Monde ha potuto consultare, il ministro dell'Interno, Bruno Retailleau, utilizza la metafora di un'onda anomala che è diventata una "minaccia esistenziale per il nostro Paese", riferendosi alla cocaina e all'ecstasy.
La lettura di queste sessantadue pagine, dense e abbondantemente documentate, offre un panorama a 360 gradi di una moltitudine di traffici, che non passano più solo attraverso gli oceani ma sfruttano lo sviluppo esponenziale delle rotte aeree o utilizzano i grandi corridoi stradali dei Balcani o dell'Asia centrale, per inondare la Francia, "diventata improvvisamente uno dei paesi europei più colpiti" .
Un'osservazione è immediatamente chiara: quella di un aumento del consumo di cocaina, sostenuto dall'abbondanza della produzione e dalla permanenza della domanda. Perché, per rifornire 3,7 milioni di sperimentatori (adulti che hanno provato la cocaina almeno una volta) e 1,1 milioni di consumatori (adulti che l'hanno consumata almeno una volta all'anno), secondo i dati dell'Ufficio francese per le droghe e le tendenze delle dipendenze (OFDT), nel 2023 i narcotrafficanti sanno di poter contare sulla produttività dei cartelli sudamericani.
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lemonde